Tracciato dell’escursione -> https://www.openstreetmap.org/user/gabriele_sani/traces/11422936
Album fotografico -> https://gabrielesani.piwigo.com/index?/category/301-2024_08_10_iltiglio
Lo spunto per questa escursione è stato, come spesso accade, la Carta Tecnica Regionale (da qui in poi CTR), dove ho notato una località non presente su OpenStreetMap chiamata “Il Tiglio”.

La strada di fondovalle l’avevo già esplorata e, come si vede dalla foto, il percorso che invece sale al Tiglio sembra più stretto. Sicuramente non è di larghezza carrozzabile.
Parcheggio quindi sulla via che conduce da Biforco a Campigno, risalgo a piedi parte della strada asfaltata e mi infilo nella strada interpoderale che sale in mezzo al bosco.
La strada inizialmente è cementata fino a Versarola, la prima casa che si incontra in fase di ristrutturazione e comunque già abitata, poi prosegue diventando sterrata.
Il primo podere abbandonato che incontro è quello che dava il nome al torrente: Val dei Castellani. Da notare come sulla CTR il nome del torrente oggi sia “Fosso di Rineto”, nome la cui origine non mi è nota, ma nelle vecchie carte questo corso d’acqua viene sempre chiamato, seppur con qualche variazione, “Fosso dei Castellani”.
Si tratta effettivamente dell’abitato più grande della zona, sebbene almeno un edificio sia sparito, stando a quanto riportato nei vecchi catasti. Ha anche a mio parere un nome evocativo.

Arrivato a questo punto torno leggermente indietro e proseguo su un sentiero che si dirama dallo stradello che continua in salita nel bosco, come indicato dalla CTR. Inizialmente il percorso è ben visibile e abbastanza largo, ma, dopo un paio di tornanti, si stringe parecchio. Continuo a prendere quota fino a quando il tracciato si perde in mezzo ai rovi: ne troverò a bizzeffe durante l’esplorazione odierna, in quanto la via che sto percorrendo è veramente poco battuta.
Mi faccio strada nella fitta vegetazione fino a quando il percorso ricompare; poco dopo mi imbatto in un edificio inaspettato.

In tutte le carte in mio possesso questo edificio non appare, ne ho trovato traccia solo nel catasto toscano dell’800.

Come si può vedere, il fatto che già nell’800 non ci fosse segnata una mulattiera a collegare questi poderi (che erano già senza nome) indica come fossero probabilmente già disabitati e adibiti a qualche sorta di deposito attrezzi o seccatoio.
Continuando in salita incontro altri blocchi di rovi (le more sono ancora acerbe altrimenti si potrebbe fare una bella scorpacciata!) ed infine arrivo nella zona denominata Il Tiglio. Mi affaccio su un bello spiazzo che sarebbe ottimo per ospitare un edificio, ma, gira che ti rigira, non trovo traccia di nessun abitato. Ne approfitto comunque per riposarmi un attimo e godere del refrigerio del bosco, poi proseguo ancora un po’ in salita e mi congiungo al sentiero CAI 527.

Ritorno da dove sono venuto, ma decido di approfittarne per esplorare uno dei tanto bivi che avevo incontrato salendo. Da qui continuo a scendere finché non trovo finalmente i ruderi di “Case di Sopra” che avevo già cercato in passate escursioni senza successo: è rimasto in piedi solo un edificio e non ho idea se ne fossero presenti altri.

Stando a quanto riportato dalla carta IGM degli anni ’30 era effettivamente presente una mulattiera che collegava questo abitato a “Il Tiglio”. Direi che è sicuramente il tracciato che ho appena percorso in quanto per buona parte era discretamente più largo del sentiero intrapreso per salire. Da qui riscendo velocemente e torno nuovamente alla macchina.
Sto effettuando qualche ricerca sul nome Val dei Castellani: nel catasto napoleonico è segnata come Castellare, che solitamente si traduce in qualcosa di simile a Castellaccio, il quale porterebbe quindi all’idea che qui si trovasse un’antica fortificazione. Infatti se il toponimo che è arrivato ai giorni nostri indica un castello in rovina, significa che era in piedi in tempi più remoti. Per ora non ho avuto fortuna, ma a breve cercherò altre informazioni nella biblioteca di Marradi.